Il NACT (Nina Arti Creative Tessili) di Civitella del Tronto (TE)

WP_20150607_058Il NACT (Nina Arti Creative Tessili) è un museo delizioso.

Non te lo aspetti a Civitella del Tronto, uno dei borghi più belli d’Italia, consacrato dall’architettura e dalla storia alle vicende militari; non prevedi che, tra mura possenti e armi mortali, si annidi questa enclave di frivola leggerezza che ha trasmesso tanto buonumore a noi viandanti di Borghi d’Abruzzo.

Il NACT soddisfa infatti la curiosità principale di tutte le donne e di molti uomini: curiosare nell’armadio dell’amico elegantone per ammirarne i capi unici e, perché no?, per scoprirne qualche disdicevole segreto.

Una macchina per cucire datata 1850
Una macchina per cucire datata 1850


Il "mio" scialle
Il “mio” scialle

Gli armadi che andiamo a rovistare sono quelli dei nobili che popolarono Civitella del Tronto fra Ottocento e Novecento. Nella prima sala, c’è uno scialle nero che calamita la mia attenzione, anche se è posizionato in un angoletto. Al centro della sala, bellissimo, troneggia il lenzuolo bianco, che dieci monache ricamarono per un anno intero in modo tale che, la prima notte di nozze, la fortunata sposa potesse coricarsi su un rifinitissimo carro di Venere.

Perimetrano la sala una serie di macchine da cucire: la prima, datata 1850, è poco più che un accumulo di spolette, le ultime sono quelle che anche mia nonna possedeva orgogliosamente.WP_20150607_045

Nella seconda sala è riprodotta una camera da letto del passato, sobria e vereconda. Un cassetto dell’armadio è lasciato volontariamente aperto e lì si intuiscono mutandoni e camiciole.

Che voglia di andare a rovistare fino in fondo!

Le camicie da notte appese ai lati del letto, tutte bianche, di tessuto finissimo, sorvegliano come fantasmi l’ultimo baluardo di un mondo ormai passato: di fronte a loro, svolazzanti camiciole più corte, nei tenui colori pastello, dimostrano che quell’antica austerità è passata ben presto di moda.

E i bambini? Basta raggiungere la terza sala per intenerirsi di fronte a minuscoli modellini, a giochini d’arte povera e perciò preziosa e per meravigliarsi per un passeggino a forma di automobile, con tanto di tendine e cofano.

L’ultima sala, la più grande, è riservata al prèt a porter.WP_20150607_054

Uomini e donne son qui serviti: panciotti, frac, papillon per lui, vezzosi ombrellini da sera, graziosi modellini a vita stretta per lei.

Sì, ma…ma come ci si entra in questi corsetti strettissimi tanto belli a vedersi quanto soffocanti a indossarsi? Veri e propri strumenti di tortura, questi abiti accollatissimi, strutturati per comprimere il seno e assottigliare il punto vita, impedivano di fatto alle donne addirittura la deglutizione.

Un vezzoso ombrellino
Un vezzoso ombrellino

Infatti, col rotolar del tempo, le gonne si accorciano, le scollature si ampliano, i tessuti si ammorbidiscono.

Ci avrei passato la giornata, lì al NACT!

Avrei fotografato tutto, tutto avrei descritto.

Fantastico di tornarci con zia, ultraottantenne, che era bambina quando le signore esibivano quegli abiti affascinanti, o con le amiche, per studiarci uno ad uno quei retaggi di una moda ormai passata e di un’eleganza che invece non tramonterà mai.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com