Passeggeri notturni di Gianrico Carofiglio

pass nottDopo poche pagine di Passeggeri notturni, si è acuita in me la convinzione di aver già letto il libro.
Sono andata alla ricerca di qualche noticina in carattere 5 che mi confermasse come le storie presenti in questa agile raccolta non fossero inediti, senza trovarla.
Poi ho capito: non ero io ad aver già letto Passeggeri notturni, ma Gianrico Carofiglio ad aver compulsato le mie stesse fonti.
Queste storie, infatti, sono disseminate in diversi manuali di PNL: la programmazione neurolinguistica, d’altronde, passa attraverso la convinzione che l’unica vera realtà è quella che sappiamo raccontarci. E Carofiglio da anni ha iniziato un percorso di risemantizzazione delle parole che non poteva non portarlo in quella direzione.
Questi apologhi, dunque, sono come i miti nei dialoghi di Platone: servono a esemplificare ragionamenti complessi e, raccolti tutti insieme senza un pensiero forte a legarli, rischiano di risultare un po’ peregrini.
D’altra parte, lo stile asciutto e rapido di Carofiglio è adattassimo ad esporli nella maniera migliore. Il punto di forza di Passeggeri notturni sono dunque le citazioni, a partire da quella celeberrima di Chesterton, secondo cui le fiabe non servono a insegnare ai bambini che esistono i draghi (lo sanno bene dall’esperienza, purtroppo!), ma che i draghi possono essere sconfitti, a quella sconfortante di Somerset Maugham, a cui parere ci sono tre regole infallibili per scrivere un romanzo di successo, ignote a tutti, però.
Intere pagine sono poco più di una enciclopedia delle citazioni.
Sulla necessità dell’errore, ad esempio, Carofiglio scrive: “Bill Gates ha detto che il modo migliore per raggiungere il successo è raddoppiare il numero dei nostri fallimenti; Niels Bohr che il vero esperto è chi ha fatto tutti gli errori possibili nel proprio campo; Goethe che gli errori dell’uomo sono ciò che in realtà lo rendono (sic!) amabile. Michael Jordan è stato più specifico, più dettagliato: “Nella mia carriera ho sbagliato più di 9000 tiri. Ho perso 300 partire. Per 36 volte i miei compagni si sono affidati a me per il canestro decisivo e io l’ho sbagliato. Ho fallito tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”.

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com