Non ci tornerò per almeno una decina di ottime ragioni, che potrebbero riassumersi nella serena consapevolezza di non aver più l’età (e per fortuna!).
Non ho l’età per accontentarmi di soli panini, anche se piccoli, fragranti e sfiziosi come i Montaditos proposti nel ricco menu da cento proposte (a onor del vero riconducibili a non più di quindici elementi base, di sapore omogeneo).
Non ho l’età per sottostare a file chilometriche verso la cassa per consegnare una comanda o per richiedere una nuova bevanda.
Non ho l’età per trovare divertente il tormentone che arriva dai microfoni della cucina “Por favor, Maria, por favor; por favor, Pasqualina, por favor; por favor, Giulietto, por favor”, salmodiato come litania senza alcuna interruzione per tutto il tempo della nostra permanenza.
Non ho l’età per trovar piacevole o originale il servirmi da sola, per di più previa continua esibizione dello scontrino, anche quando sto a cena fuori.
Non ho l’età, soprattutto, per digerire agevolmente cibo da fast food, insaporito da salse molto grasse o molto speziate.
Avrei l’età per apprezzare le fotografie in bianco e nero incorniciate alle pareti, che rimandano a mondi esotici e sconosciuti, elettivamente raggiungibili solo cibandosi dello stesso cibo.
E avrei l’età anche per pagare le 18 euro di conto senza colpi al cuore, salvo rendermi conto, poi, che con la stessa cifra avrei potuto godermi un ricco antipasto di pesce e non sei/sette paninetti lunghi un dito e larghi mezzo e una spadellata di patatine e pancetta rese omogenee da una salsa che trasudava calorie a un metro di distanza.
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