Acquaviva Picena (AP)

Acquaviva Picena si guarda con il naso all’insù.

Torreggia alta, possente, fra mare e monti.

Il navigatore satellitare ha scelto per noi una strada improbabile, fra oliveti e terre coltivate, e la cittadina ci si è parata davanti compatta, a tratti impenetrabile.

Salite da fiato corto portano all’interno delle mura, altre pendenze innalzano da lì fino al castello, vero polo attrattivo della città.

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Salita d’ingresso

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Salita alla chiesa di San Rocco


Intercettata una visita guidata, siamo stati accolti gentilmente nel gruppo: ad illustrare ogni angolo, con perizia e passione, c’era addirittura la direttrice della biblioteca e dell’archivio, che ci ha condotto a palazzo Ulpiani, nella sede principale, a spulciare vecchi cartigli che raccontano di questo luogo e della sua gente, “fiera e pronta a dar di mano” perché abituata a lottare per difendere il territorio.

Le armi, qui, erano sempre spianate: ricoverate in caso di maltempo in un vicolo scavato fra le mura, il Trabucco, per il resto erano sempre pronte a servire i due Maschi, quello verso il mare, collegato al castello di Truentum, a san Benedetto del Tronto, e quello principale, nel punto più alto del paese.

La chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco

Il Trabucco

È emozionante quando ti si para innanzi, solido e forte come si immagina un castello di difesa, ma con particolari architettonici gradevoli, da castello nobiliare più che da fortezza militare quale Acquaviva Picena indubbiamente era.

La fortezza di Acquaviva Picena
La fortezza di Acquaviva Picena

Il portone d’ingresso, per esempio, non era sul livello della strada: ieri ci sarebbero voluti forza sulle gambe e tutto il tempo del mondo, oggi basterebbero i gradini predisposti dall’amministrazione comunale per varcarlo emozionati, se fosse visitabile.

Le feritoie sulle pareti testimoniano epoche diverse: man mano i pertugi si ampliano, passando dalle balestre alle palle da cannone, e mi sono persa ad immaginare animati quei punti che rendono temibile una fortezza che si è mantenuta inespugnabile nei secoli.

Se il nemico è giunto ad Acquaviva Picena, è stato per tradimento, non per superiore gloria militare. Dietro le mura di protezione, infatti, c’era una vera autarchia alimentare: se anche fosse stata assediata in eterno, grazie ai suoi horti medievali Acquaviva non avrebbe ceduto mai per fame.

Dati lo spessore e l’imponenza della fortezza, mi sono preoccupata un pochino quando la nostra guida ci ha proposto di girare tutt’attorno al castello e si è avventurata per una discesa ripida: temevo di consumare fiato e suola in un’operazione per cui non ero minimamente allenata. E invece non abbiamo impiegato più di cinque minuti, tra l’altro allargando il giro per ammirare i giardini intitolati a Fabrizio De Andrè, un parco ameno nel verde inaugurato appena un anno fa, che con i giochi per i bambini, le panchine e i punti picnic contribuisce ad innalzare la qualità della vita del posto.

L’ultima tappa, il Municipio, è stata una vera scoperta. Gli uffici pubblici, infatti, sono inseriti in un palazzo nobiliare che conserva, perfettamente restaurati, affreschi ammirevoli e un pavimento in cotto che sembra un tappeto. Da non credere: se sei in coda per i tributi e puoi osservare puttini che si rincorrono, scene ammiccanti, pareti decorate, magari diventi più propenso a pagare le tasse.

Noi siamo stati accolti nel salone delle feste, tutto dedicato a Venere, e accompagnati nella sala consiliare, di tematica biblica: abbiamo così scoperto che, fra gli affreschi, si nascondono dipinti su tela (chiamati proprio “a scomparsa”) che permettevano ai pittori di lavorare in bottega e non nel palazzo mantenendo l’illusione della pittura su muro.

Proprio qui, nel Municipio, ai fasti del passato si sono aggiunti quelli del presente: oltre a godere di un ricco buffet con l’assessore alla cultura, abbiamo ricevuto una bottiglia di vino locale a ricordo della giornata. E questo vivo senso dell’ospitalità, nel contesto storico in cui viviamo, mi sembra meraviglia pari a quelle architettoniche ammirate nel corso della giornata.

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com