Proprio domenica scorsa ci sono tornata in numerosa e allegra compagnia con i Borghi d’Abruzzo e ho rinverdito l’ottimo ricordo che avevo di certi piatti tipici cucinati con grande rispetto per la tradizione.
Al ristorante il Rio, infatti, trovi in tavola l’Abruzzo verace, quello che preesisteva all’ondata di sperimentalismo alla Masterchef e che trovava soddisfazione in poche ricette realizzate senza avarizia.
Le fettuccine sono arrivate subito in tavola: ammassate a mano, spesse quanto basta, ben condite di funghi e macinato finemente tritato. Una goduria, amici!
Non sapevo che subito dopo avrei avuto modo di apprezzare un primo ancora più buono: gli gnocchi, che in questo periodo dell’anno di solito si impastano difficilmente e che qui mantenevano quella consistenza ruvida e duretta che a me piace tanto.
Il sugo, forse, non era all’altezza della bontà dello gnocco, ma certo nessuno di noi si è formalizzato troppo.
Mentre noi, ormai sazi e rinfrancati, ci davamo a canti e balli, i gestori del ristorante Il Rio si davano da fare davanti alla brace per fornirci degli ottimi arrosticini e sezioni di salsiccia ben rosolate.
L’agnello, probabilmente precotto in umido prima della rosolatura alla brace, invogliava poco rispetto ai colori e ai sapori delle salsicce. Insomma, non l’ho neppure assaggiato.
Chi, come me, non ama i dolcetti secchi, dovrebbe passare al ristorante Il Rio di Fontecchio per rivedere la sua posizione: certo, continuo a preferire le mollezze della crema, ma nocci atterrati (mandorle glassate alla moda abruzzese) come questi si trovano difficilmente altrove.
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