Agatha Christie non si focalizza solo sull’enigma, ma lo inserisce in un affresco ampio e colorato in cui è difficile individuarlo e impossibile risolverlo.
In L’Assassinio di Roger Ackroyd tutti hanno qualcosa da nascondere come spesso succede in ogni contesto sociale.
Poirot stesso è così macchiettistico nel suo buffo e superbo rapportarsi al mondo che spesso ciò che dice viene eclissato dal modo in cui lo dice.
Il bon ton dell’epoca, le buone maniere che addolciscono rapporti personali spesso infuocati sono una ulteriore nota di costume che non notai quando, in un’estate infuocata della mia adolescenza, lessi tutto quello che mi capitò sotto tiro di Agatha Christie.
Temo che la dolorosa percezione odierna di questa atmosfera garbata non derivi da un affinamento delle mie capacità critiche, ma da un vero e proprio naufragio del galateo che imbarbarisce gli anni Duemila.
Dove Agatha Christie scrive, ad esempio, “volarono parole irripetibili” fra Roger Ackroyd e Ursula Bourne, i romanzieri moderni avrebbero imbastito raccapriccianti dialoghi di livore e turpiloquio.
Stile garbato, dunque, e logica ferrea caratterizzano la produzione di Agatha Christie: se L’Assassinio di Roger Ackroyd non è a mio avviso la sua opera migliore, ne è sicuramente la più paradigmatica.
Da qui ad essere “il miglior romanzo giallo di sempre” come decretò nel 2013 la Crime’s Writer Association, ce ne corre, però.
Se hai gradito quel che hai letto, regalami un sorriso cliccando “mi piace” sulla mia pagina Facebook
Se vuoi conoscere i 1001 libri da leggere prima di morire, clicca qui
Qui trovi invece la lista dei libri e degli autori di cui parlo nel blog