Alberobello (BA)

WP_20160123_015Alberobello, con i suoi trulli, aveva superato la cortina della mia ignoranza fin dalla più tenera infanzia.
Assieme ai sassi di Matera, i trulli di Alberobello non avevano necessitato di foto sul sussidiario per colpire la mia fantasia, ma sedimentavano in me praticamente da sempre.
Mi trastullavo in giochi linguistici senza senso: trullo faceva rima con grullo, con citrullo, e non era, quindi, luogo appetibile, almeno nella mia fantasia di bambina.WP_20160123_017
Lo consideravo nonsense e invece, oscuramente, seguivo una linea etimologica corretta. Trullo, infatti, indicava nel dialetto locale “ciò che è vile, senza importanza”: era la casa di campagna costruita con sola malta, la baracca portaoggetti, adatta alle galline più che agli uomini. Come tale, il trullo non era soggetto al gettito fiscale.
Alberobello nacque così, con una grande speculazione edilizia.
Un gruppo di evasori fiscali costruì queste abitazioni di fogge strane all’interno della foresta di cui porta il nome, per non pagar le tasse.
Hanno un bell’affannarsi, le guide turistiche, ad imputare l’iniziativa al solo feudatario di Acquaviva, che controllava il territorio: Alberobello nacque in barba alle leggi di regolamentazione edilizia.
L’arte di arrangiarsi, in Italia, raggiunge l’apoteosi in questo borgo che nacque per frodare il fisco e che oggi è tutelato dall’UNESCO.WP_20160123_001 (2)
Nè potrebbe essere diversamente: Alberobello non è solo un unicum, ma è anche un paese bellissimo.
Bellissimo.
Bellissimo.
Ho avuto il privilegio di visitarlo una mattina di gennaio, prima che la bella stagione riempisse i parcheggi e saturasse le strade. Eravamo in pochi a curiosare fra i trulli e siamo stati accolti dalle persone del posto con una gentilezza d’altri tempi.
Il Rione Monti, il quartiere più esteso, pullula di negozietti.WP_20160123_021
Non è necessario inventare scuse per entrare, cercando magari di sbirciare l’interno mentre commessi petulanti pungolano all’acquisto, come succede altrove.
Qui sei il benvenuto.
Una signora gentilissima ci ha ospitato nella sua terrazza, fra tetti di trullo come cappelli di puffi in una Puffolandia pugliese, poi, con tutto agio, quando siamo rientrati, ci ha offerto il suo squisito liquore senza mai accennare a prezzi, affari presunti, doveri. WP_20160123_016
Un’altra ci ha invitati nel suo piccolissimo negozio, dove era stipata una quantità incredibile di ninnoli da collezione, e ci ha raccontato la storia del suo trullo, il più piccolo della zona, in cui vissero fino agli anni Sessanta sette persone.

La chiesa- trullo di Sant'Antonio ad Alberobello
La chiesa- trullo di Sant’Antonio ad Alberobello

Proprio di fronte alla chiesa di Sant’Antonio, trullo anch’essa, un negozio di fischietti dalle fogge più improbabili ci ha invogliato ad andare l’indomani a Rutigliano, dove si tiene annualmente una fiera di rara simpatia.
Ma questa è un’altra storia, e ve la racconterò domani.

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Nella pagina “I luoghi che ho visto” troverai tutti i luoghi che ho raccontato sul blog.

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com