E provai una delle emozioni più intense della mia vita.
Mi sembrò di essere dentro un portagioie: i monti a picco erano pareti verdi, il cielo plumbeo era minaccioso coperchio, le tipiche case in legno di Carinzia erano gli ameni gioielli.
Faceva troppo freddo per godere di quella natura estremamente affascinante pur nelle sue asprezze: la nostra idea di agosto, in Austria, va rivista al ribasso.
La funivia che avrebbe dovuto portarci a 2636 metri funzionava a pieno ritmo, ma nevicava alla stazione d’arrivo e noi sprovveduti avevamo a stento una mantellina per difenderci dal freddo alpino.
Doveva essere una toccata e fuga, ma ci ha impegnato tutta la mattinata.
Strappare Marco e mamma dagli esperimenti e dai giochi scientifici del BIOS NationalPark Zentrum è stata impresa superiore alle mie forze.
E per fortuna tutti i pannelli illustrativi, che descrivevano clima, fiori e fauna alpini, erano esclusivamente in tedesco. Addirittura la cartina geografica che rappresentava la Carinzia era capovolta rispetto alle nostre proiezioni nazionali.
Nelle tante postazioni informatiche che scandivano il tragitto della prima sala era possibile, però, opzionare l’italiano, quindi abbiamo giocato, ora in gruppo ora in sfida fra noi, a riconoscere orme e versi di animali, fogliame e ambienti degli alberi.
Nella seconda sala, le grandi protagonisti sono state le scienze: a disposizione degli utenti del BIOS Nationalpark Zentrum c’erano infatti microscopi per verificare, esperienze tattili per ben capire, simpatici esperimenti di fisica.
L’attrazione principale è stata una pallina mantenuta in volo da una sorta di corrente ascensionale che era divertente dirigere e, al momento giusto, stoppare.
Se avessi avuto qualche superpotere, avrei sradicato il BIOS Nationalpark Zentrum da Mallnitz per ancorarlo direttamente nel mio Abruzzo, sul Gran Sasso, che condivide con Mallnitz il fascino dei monti ma ha al suo interno una tradizione scientifica che quel museo avrebbe certamente nobilitato.
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