
Da Rossella a Tufo si va “per un motivo ben preciso”, direbbero i guru del food entertainment.
E non è difficile scoprire quale: basta occhieggiare i tavoli vicini con fare distratto o seguire il cameriere che incede maestoso.
Non sono vassoi quelli che spandono profumi dimenticati, sono piatti.
Piatti di ravioli ciclopici.
I ravioli da Rossella

Li definiresti calzoni.
Sono lunghi ben più di una mano ben aperta, larghi quasi altrettanto; lo spessore si misura in centimetri.
In tre colonizzano un piatto da pizza. Impossibile finirli, complice anche il ricchissimo condimento che li irrora: ragù o pomodoro o tartufo, secondo i gusti di ciascun commerciale.
La ricotta che li satura è striata del verde delle erbe dell’orto e incendiata da quel nonnulla di pepe (così ci è sembrato) che vivacizza il sapore.
Nell’insieme sono un piatto esagerato, in tutti i sensi.
Al primo boccone giureresti di non aver mai assaggiato nulla di più buono, al terzo subentra la sazietà, al quinto devi arrenderti e invocare una doggy bag.
Anche chi resiste alle sirene dei ravioli e opta per pasta di altro tipo deve fronteggiare cupole di tagliatelle, selve di pappardelle, fettuccine formato palasport.
Antipasti e arrosticini
L’abbondanza sembra coinvolgere tutti i primi.
Nulla a che vedere con l’antipasto, godibile ma ordinario nella varietà e nella qualità.

Gli affettati e il pecorino non hanno lasciato il segno; le bruschette un po’ di più, grazie all’olio buono e al pomodorino di campo. Solo i fagioli con le cotiche hanno aperto uno spiraglio sull’eccezionalità dei primi.
Nove arrosticini, molto gustosi ma piuttosto esili, fungono da secondo.

Sono dei corollari al pasto: la devozione al raviolo è monoteista, almeno per noi.
In altri tavoli, bei tagli di carne alla brace suggerivano altri culti, altre suggestioni che ci hanno solo sfiorato.
I dolci
Tiramisù Semifreddo al kinder Semifreddo al Raffaello
È nel dessert che la qualità torna ad impennarsi.
Da Rossella sono maestri nei dolci al cucchiaio: buonissima la crema del tiramisù, godurioso il semifreddo che, a partire da un cuore di gelato, crea insolite architetture dolci da smantellare con gusto.
Il prezzo è un filo più alto di quel che il locale e la posizione lascerebbero pensare: per 1 antipasto, 3 primi, 1 secondo, 3 dolci, 1 cocacola e 2 bottiglie d’acqua abbiamo speso 86 euro.

La promessa del murale all’ingresso (e sui murales di Tufo scriverò presto qualcosa) è comunque mantenuta.
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