Il campo di concentramento di Dachau in Baviera

Created with Nokia Smart CamNon dovrebbe più sorgere il sole a Dachau.

Gli alberi non dovrebbero crescere, gli uccelli non dovrebbero cantare, gli uomini non dovrebbero ridere. Solo così, forse, si potrebbe serbare il dolore di una tragedia avvenuta fra le mura del campo di prigionia, al centro di una città in cui nessuno sapeva, nessuno immaginava, nessuno ipotizzava.HPIM2610

A noi che consideravamo indelicato persino parlare ad alta voce si opponevano ridenti gli alberi verdeggianti di fresco, l’aria stiepidita dal primo sole primaverile, le risate dei bambini incrociati per via.

Se vuoi capire il genocidio che si consumò in Germania, non andare a Dachau.HPIM2608

I luoghi non conservano il sale delle lacrime né il sangue delle vittime.

Troveresti un campo enorme, quasi del tutto vuoto, recintato come ogni area militare.

Identificheresti trincee, fili spinati, torri di controllo, come una qualunque delle civilissime prigioni contemporanee.

Vedresti un’unica baracca, ricostruita a fini didattici dopo lo smantellamento nell’immediato dopo guerra. E ti sembrerebbe di stare in una colonia marina o in una camerata da ostello della gioventù: armadietti, letti a castello, servizi igienici.

Percorreresti un chilometro per giungere ai crematori, che però a Dachau non entrarono mai in funzione e sono lì, triste memento di ciò che sarebbe potuto essere se la Storia non avesse voltato le spalle al nazismo.HPIM2619

Ma come possiamo capire che cosa significò vivere in mille nell’area che calpestiamo noi soli, obbedire a ordini urlati, umilianti, violenti, trovarsi fra i delinquenti comuni per un peccato originario, un “difetto di nascita” arbitrariamente condannato da chi si autoproclamò di “razza superiore”?

Ci sono i pannelli illustrativi, è vero, con ricco apparato documentario.

HPIM2621È possibile noleggiare una audioguida dettagliatissima, che per ore fornisce date, dati, nomi, volti. Ed è un peccato, perché ti stanchi di ascoltare in piedi, in un cortile qualunque, quel che hai studiato sui libri e appreso nei documentari. La ridondanza delle fonti ti anestetizza: alla fine, non senti altro che un vuoto doloroso nell’anima.

Vai via piangendo, non per le emozioni che ti ha suscitato la visita, ma perché al contrario scopri con rammarico di avere un cuore troppo piccolo per comprendere a pieno l’enormità dell’orrore.

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Nella pagina “I luoghi che ho visto” troverai tutti i luoghi che ho raccontato sul blog.

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com