Se non ci fossero cassa e bancomat a ricordarci che Dallo zio è un esercizio pubblico e non un ristoro privato, ci passerebbe facilmente di mente, tanta è la genuina cordialità con cui il cibo viene presentato e proposto.
L’approccio è talmente amichevole che la scelta dei primi si articola per formato. Vuoi tagliatelle, gnocchi o chitarra? Pagherai sei euro.
Preferisci ravioli o mugnaia (pasta tipica pescarese che non ho ancora assaggiato)? Costano sette euro.
A me hanno portato un vassoietto di gnocchi con zucchine e pancetta molto molto buoni e decisamente abbondanti.
Le tagliatelle ai funghi di mio marito sono rapidamente defluite dal piatto di portata a quello suo e di lì al suo stomaco; grazie alla sua rapidità di azione sono riuscita a sottrargliene una sola, squisita forchettata.
Il ristorante Dallo Zio è giustamente famoso soprattutto per i suoi arrosticini fatti a mano e cotti alla brace.
Si compongono di sei o sette pezzi più polposi e consistenti della media. Dai tavoli vicini si moltiplicavano le ordinazioni: “le rustelle”, qui, sono come le ciliege, l’una tira l’altra.
C’è poi un’ultima chicca che ha contribuito alla mia piena soddisfazione: il tiramisù al limone, uno spettacolo di pasticceria che unisce la freschezza del sorbetto e la cremosità del mascarpone soddisfacendo il palato senza appesantire la digestione.
Anche i prezzi sono amichevoli: per due primi, 16 arrosticini e 1 dolce abbiamo speso solo 32 euro.
Pregusto già, per la prossima volta, la mugnaia con sugo alle tre carni e arrosticini come se piovesse.
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