Le sorgenti del Cavuto e le gole del Sagittario (AQ)

Lo chiamavamo Sorgenti del Cavuto ed era un posto magnifico, noto solo a noi della Valle Peligna.
Poi intervenne il WWF, lo ribattezzò Gole del Sagittario, lo dotò di pannelli informativi e ne fece uno dei luoghi più frequentati d’Abruzzo.
Potenza del linguaggio!
Allora mi beavo dell’acqua che sgorgava dalla terra e subito si faceva fiume.
Oggi mi colpiscono e mi inquietano di più le falesie che murano e schermano questo piccolo Eden perduto.
Quando ero giovane, non guardavo all’insù.
Le Sorgenti del Cavuto erano terra ed acqua e ponti in legno e prati fioriti.

Le sorgenti del Cavuto e le Gole del Sagittario


Lo sono anche oggi, nulla si è perso dell’armonia del luogo e molto si è guadagnato in consapevolezza.
Basterebbe dare uno sguardo alle bacheche per scoprire il nome e le proprietà della biodiversità nelle Gole del Sagittario.
Ogni pianta è corredata da un cartellino che ne riassume le caratteristiche, ogni animale che si aggira nei dintorni è stato previsto e schedato su bacheche apposite: una pacchia per i saccenti che leggono ogni rigo e passano poi il tempo a ripeterne il contenuto come se fosse frutto di studi annosi, una provocazione per chi, come me, della natura subisce il fascino e vorrebbe preservare la malia.


Se gli ampi prati invitano al gioco e se l’abbondanza di acque rilassa e ritempra, a rendere uniche le Gole del Sagittario sono però i monti circonvicini, che si ergono rocciosi, privi del tutto di quella flora che, per contrasto, riempie di infinite sfumature di colore il parco botanico.
I borghi vicini, Anversa e Castrovalva, troneggiano dall’alto e paiono continuazioni della pietra.
Ci sono parecchi coraggiosi che osano voltare le spalle alle dolcezze del giardino ed inerpicarsi per sentieri ripidi fino a issarsi al confine con il cielo.
Le falesie circostanti sono state addirittura attrezzate per favorire le arrampicate.
Io, dal mio punto picnic, guardo perplessa gli sportivi che si affannano in salita, proprio dove le montagne sembrerebbero far muraglia e paralizzare passi e pensieri e mi interrogo sulle infinite risorse di quell’animale multiforme che chiamiamo uomo.
Nessun cartellone informativo potrebbe riassumere e contenere il suo mistero.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com