Il tempo ha sciupato il locale proprio come ha aggrinzito noi: i trofei di caccia che trionfavano sulle pareti sono più lisi e smorti, le posate più opache, i tavoli e le sedie più vissuti.
I cibi, al contrario, sono sempre freschissimi, ma cucinati secondo le stesse ricette della tradizione.
Per questo, per noi è rituale anche il menu: polenta per me, tartufo per Marco.
Stavolta siamo stati accolti con squisite bruschette di benvenuto: chi conosce i rigori di dicembre a Ovindoli immaginerà quanto siano gradite al tatto prima ancora che al palato queste coccole gastronomiche calde e ben condite.
La polenta non tarda ad arrivare: è servita sul vassoio tradizionale, tutto in legno, ed è una crema fatta di farina di mais macinata grossa, abbondantissimamente condita di sugo con spuntatine di maiale.
Una goduria!
Anche Marco è soddisfatto: sulla sua chitarra è stata grattugiata una quantità più che generosa di tartufo a scaglie, che rende decisamente appetibile anche il suo primo.
Per secondo, neanche a dirlo, chiediamo scaloppine al tartufo.
Sono saporitissime, così morbide e profumate, e sono tanto abbondanti che basta una porzione a soddisfare entrambi.
RIfocillati e appagati, ci accomiatiamo dopo aver versato il piccolo obolo: 32 euro complessivi per due primi, un secondo e una bottiglia d’acqua.
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