La Pyramidenkogel di Klagenfurt

 

Pochissimi, prima di noi, si sono affacciati a 920 metri di altezza, sulla balconata superiore della torre in legno più alta del mondo, che si erge su una collina alla periferia di Klagenfurt e troneggia sul lago di Worth e sulla vallata circostante.

La Pyramidenkogel, progettata per surclassare tutti i record, un anno fa era solo un cantiere.

I pannelli parlano chiaro: nel febbraio 2013 si è posta la prima pietra e un anno dopo le casse stanno già tintinnando a suon degli 11 euro di ticket volentieri sborsati da turisti e residenti per ammirare un panorama davvero unico.

Sono tempistiche che fanno arrossire noi italiani.

La mia opinione su questa costruzione è scivolata da un moderato disappunto alla più totale approvazione nel giro di un’ora.

Più lo guardavo, più quello che mi era sembrato un ecomostro per la sua anima di ferro così stridente con il blu e il verde del panorama circostante mi svelava la sua nascosta armonia, la sua sinuosa perfezione.

La forma elicoidale della base in legno mutua la sua spinta propulsiva verso l’alto dai moti aggraziati di una ballerina; l’apparente fragilità dell’esterno è contraddetta da un nucleo tripartito: al centro l’ascensore e intorno, quasi avviluppate, le scale e lo scivolo, un tubo in acciaio di sicuro impatto visivo che trasporta per 120 metri i temerari che osano provarlo, dai 51,4 metri del nono piano a terra. Anche questi sono dati da Guinness: non c’è altro scivolo, in Europa, che possa vantare simili altezze.

Io mi sono fidata dell’ascensore, in materiale trasparente, che in men che non si dica mi ha portato al decimo piano. Non ho potuto esimermi dalle ultime due rampe di scale: in Austria la vetta va conquistata con fatica.

Il panorama che si nota da lì è davvero stupefacente: quattro laghi, diversi per estensioni e colori, si impongono alla vista o si mimetizzano allo sguardo, libero di spaziare a trecentosessanta gradi. Prati, foreste, alture, acqua, cielo: in questo tripudio della natura la mano gentile dell’uomo cesella villette dai balconi fioriti, sentieri e piste ciclabili in perfetta simbiosi con il territorio.

E se dall’alto si resta sgomenti di fronte alla grandezza dell’Heimat, quando si torna a terra la meditazione entusiastica riguarda l’ingegno umano, che è stato in grado di concepire, progettare, realizzare un’opera del genere.

Visitato il 3 agosto 2014

Voto: 9

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com