Monterubbiano (FM)

La casa di Rosa Calzecchi Onesti!

La piazza dove ha camminato, l’aria che ha respirato mentre studiava e diventava la grande classicista che tutti conosciamo!

Monterubbiano per me è stato soprattutto questo: capire che un’anima nobile come quella della gran traduttrice dell’epica antica si era nutrita di bellezza fin dalla più tenera età.

È solido e austero il palazzo antico della sua giovinezza.

Si erge a perimetrare un lato intero della piazza principale ed esibisce due targhe, una, in marmo, a ricordarne l’avo scienziato (non sapevo che fosse figlia e nipote di geni) e un’altra, triste, di carta, con la scritta “Vendesi”.

“Affittasi”, invece, una bella casa antica in pieno quartiere ebraico, probabilmente l’antica sinagoga: tristi segnali di un mondo allo sbando in cui la storia e la bellezza hanno un prezzo e un valore di mercato.

La visita alle Spiagge, l’antico quartiere semita così chiamato dalla posizione aprica, addolcisce la proiezione che si ha della questione ebraica: vie, strade, abitazioni non trasmettono la claustrofobia del ghetto, ma la laboriosità di gente onesta, benestante e ben inserita nella società dell’epoca. Si racconta addirittura che, per onorare un debito con loro, Monterubbiano fu costretto a vendere al comune limitrofo di Montefiore parte del suo territorio.

Il quartiere ebraico
Il quartiere ebraico

WP_20141012_016marL'antica sinagoga

La serietà degli abitanti non è legata solo agli aneddoti del passato; anche oggi la vitalità e l’urbanità della popolazione tengono fede all’etimologia del nome, Mons Urbanus.

La visita guidata organizzata dal Comune per la giornata delle Bandiere Arancioni, affidata alla brava Beatrice Valenziano, ha evidenziato una riappropriazione in chiave moderna delle strutture antiche.

Tutti quei palloncini arancioni nel trecentesco palazzo municipale, ad esempio, sono dissacratori, ma trasmettono subito un’idea di allegro tripudio: noi turisti accorsi per l’occasione ci siamo sentiti accolti e festeggiati.

 

Il municipio

La piccola pinacoteca al primo piano del municipio, nella sala consiliare di impianto ottocentesco, è gradevole, ma non certo emozionante: la disponibilità, però, ad avvicinarsi ai cimeli, a fotografarli e addirittura a toccarli è esemplificativa di una piena fruizione dell’arte, che qui viene vissuta, non solo ammirata.

La sala del Municipio

Mi ha colpito molto il teatro, un gioiellino al centro del paese, miniatura di quelli famosi, con i suoi palchetti, i suoi stucchi, i suoi marmi finti e le sue decorazioni in oro. Sul palcoscenico, la scenografia originaria del 1881 rappresenta Vincenzo Pagani, pittore emerito del luogo, ispirato dalla natura circostante.

Proprio di fronte, all’apice di una fitta scalinata, si apre il complesso polifunzionale di san Francesco, che è di volta in volta sala meeting, ristoro, laboratorio: all’interno abbiamo trovato la bozza di un bellissimo presepe in costruzione per il concorso espositivo che trasforma Monterubbiano in uno scrigno di opere natalizie per tutto il mese di dicembre.

All’interno del complesso si vive un leggero straniamento, forse dovuto alla posizione insolita della porta, reclinata come il capo del Cristo morto, allegorizzato appunto dalla chiesa. Al primo piano c’è un piccolo museo, in cui la penuria dei reperti è compensata dalla fruizione moderna: copie da toccare per ipovedenti e curiosi, finestre “parlanti” che danno nome al paesaggio, cartelloni esplicativi, un bellissimo plastico sul pavimento.

Presepi in costruzione
Presepi in costruzione

All’estremità del paese , il cimitero monumentale progettato da Luca Galli alla fine dell’Ottocento, merita assolutamente una visita per il senso di pace, di naturale distacco dalla vita, di “eterno riposo” che le lapidi bianche, familiari, offrono a chi le visita.

Il cimitero monumentale di Monterubbiano
Il cimitero monumentale di Monterubbiano

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com