Pane e polvere di Gianluca Salustri (25/2017)

Pane e polvere sarebbe potuto essere un romanzo potente.
Gianluca Salustri ha il dono di una prosa calibrata e sa dare ritmo all’azione, trasmettendo emozioni varie e durature, come ben sanno i numerosi lettori del suo blog Qualche riga d’Abruzzo.
E che trama avrebbe saputo tessere partendo dalle storie vere che racconta in Pane e polvere!

Ogni capitolo, ogni vicenda, ogni spunto suscita un’emozione diversa: ammirazione per gli intrepidi minatori che sagomarono il paesaggio piegando la roccia alle esigenze umane, commozione per le loro sorti spesso tristi, mai ingloriose, nostalgia per un mondo di valori forti, di fedeltà coniugale e solidarietà presindacale.
Ma un buon romanziere deve far suo tutto ciò che gli accade intorno.
Gianluca Salustri, invece, non sa rubare.
Anzi, pare quasi vergognarsi del suo lavoro davanti ad uno schermo bianco, se lo confronta con le schiene nere dei “suoi” minatori, avvolti in cunicoli claustrofobici per togliere roccia alla terra.
Perché la realtà diventi epica, però, c’è bisogno di un cantore: il mondo delle miniere lo ha trovato in Gianluca Salustri.
Pane e polvere ha cambiato il mio modo di percepire un traforo o di attraversare una galleria. Da oggi, saprò leggerci in controluce i sogni di gloria, i disincanti, l’allegria e il dolore dei minatori e sentirò l’eco dei loro canti, ma anche della tosse che derivò da quei polmoni resi di pietra dalla silicosi.
Pane e polvere non sono i soli ingredienti del libro: c’è storia quanto basta e c’è quel pizzico di paesologia che serve a far di Capistrello, in Abruzzo, il simbolo di un mondo rurale che seppe sognare in grande e ora dormicchia abulico in attesa di una nuova generazione di eroi.
Gianluca Salustri ce lo racconta così: “Il paese continua così a vivere oggi in un tempo che sembra sospeso, fatto di ritorni mordi e fuggi che contribuiscono a una strana forma di abbandono. un abbandono che si nota tanto e forse troppo guardando le centinaia di abitazioni con porte e finestre sbarrate in giro per strade vecchie e nuove del paese. Case vuote che sembrano voler rappresentare quello che poteva essere e non è stato“.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com