Faceva freddo, però, lì a Bagno Vignoni.
Il desiderio di un pasto caldo ci ha spinto ad ignorare le più elementari regole di prudenza e ad avventurarci nel ristorante che più stuzzicava le nostre fantasie culinarie.
Il loggiato, poi, condivide lo stabile con una piccola, deliziosa libreria, che, per osmosi, ha trasmesso la mia simpatia dal libro al cibo.
Il loggiato di Bagno Vignoni occupa un locale molto caratteristico, in origine probabimente non adibito ad abitazione, ma restaurato in modo attento e caratteristico.
Io ho ordinato un crostino di lardo e pecorino e una polenta cacio e pepe.
Mi è parso di mangiare due volte lo stesso piatto.
Nel crostino, il sapore dell’impalpabile fettina di lardo era zittito da quello, prepotente, del pecorino fuso sopra.
Nella polenta, tagliata a strisce sottili e praticamente insapore, il pepe quasi non si sentiva nel mare di formaggio fuso che cercava di dare un senso a un piatto molto lontano da quel che avevo sognato.
Non ho trovato consolazione nemmeno nelle mie solite escursioni fra le scelte di mio marito, che ha scelto il mio stesso, insoddisfacente crostino e una ribollita che ho trovato disgustosa, con quel pane semimacerato a bagno in una minestra di verdure assai dissimile non solo da quelle, buonissime, che mangiai altrove, in Toscana, ma anche da quella, discreta, che sono solita preparare a casa ogni volta che dal fruttivendolo trovo il cavolo nero.
In queste condizioni, non è stato poi gran danno constatare che le porzioni sono piuttosto ridotte.
Anche i prezzi non sono esorbitanti: 32 euro complessivi per due crostini, due primi e una bottiglia d’acqua sarebbero una spesa ragionevole se il cibo fosse buono.
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