A Bominaco, appunto.
Il nome mi sembra la cifra espressiva del locale, che non si propone di stupire i clienti con effetti speciali, ma di proporre piatti genuini senza nessuno scostamento dalla tradizione.
Non c’è nessun vezzo da alta cucina: le ricette sono semplici, con gli ingredienti dosati ad occhio e ammassati con tecnica più che con arte.
Non c’è nessuna raffinatezza nella presentazione dei piatti: a soddisfare i convitati bastano grandi vassoi posizionati a centrotavola.
C’è invece una avversione tutta paesana allo spreco: abbiamo dovuto insistere per avere una seconda bottiglia di Coca Cola sul tavolo. Perché mai far sgasare la prima senza ultimarla?
Se dovessi utilizzare un solo aggettivo per il ristorante A Bominaco, sarebbe “onesto”: onesto il servizio, oneste le porzioni (con tanto di “ripasso” finale), onesto il prezzo (22 euro a testa per un menu fisso composto di antipasto, due primi, due secondi, due contorni, dolce e bevande).
E per non rinunciare all’onesto pranzo domenicale, gli habitué del luogo si sono adatti a mangiare nei tavolinetti da bar in corridoio, dato che l’ampia sala da ristoro era riservata a noi di Borghi d’Abruzzo. Per il nostro comfort è stata addirittura azionata una antica ventola a soffitto che lì, a quasi mille metri di altezza, non si accenderà più di tre volte l’anno.
L’antipasto è stato accompagnato da simpatici fiocchetti di pizza fritta, sfiziosi con i salumi, le olivette e i carciofini.
I ceci si sposano benissimo con lo zafferano, eccellenza locale: non lo sapevo e ho avuto modo di deliziarmene.
Accesa la discussione su quale dei due primi sia stato più buono: gli gnocchetti con pomodorini e zucchine o la chitarra al ragù? Io propendo senza dubbio per la seconda. Voi?
Quando poi sono arrivati gli arrosti il compare ha esclamato tra gioia e preoccupazione: “Ma ci danno un pollo intero a testa!?”. I grandi cosciotti di galline ruspanti generosamente distribuiti pesano sicuramente più di un intero polletto da batteria e sono insindacabilmente più saporiti. Impallidiscono al confronto anche le salsicce, che hanno completato qui la rosa dei secondi.
Peccato fossimo troppo sazi per fare onore alla tavola!
Per dolce, ferratelle e torta di mele, come da tradizione.
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