Del ristorante La Botte di L’Aquila mi hanno colpito soprattutto due aspetti. Nessuno di loro riguarda il cibo.
Trovare La Botte è difficilissimo: io stessa ho desistito più di una volta, non orientandomi fra indicazioni stradali apparentemente contraddittorie.
Solo risalendo (contromano?) la stradina di congiunzione fra il centro commerciale Amiternum e via Antica Arischia, ho notato un campo in apparenza disabitato su cui va a morire, con angolo strano, una piccola biforcazione.
La Botte è lì, in un casotto di legno il cui interno è decisamente più confortevole del triste parcheggio.
L’altra anomalia che ha attratto la mia attenzione è la velocità del servizio. Esagerata.
Capisco che La Botte è meta di burocrati in pausa pranzo per i quali il tempo è denaro, ma c’è anche chi come me, vorrebbe godersi un’oretta di relax.
Altro che un’ora!?
In venti minuti ho ordinato, pranzato e pagato!
Non c’è menu.
il gentilissimo proprietario snocciola le opzioni e indirizza la scelta.
“Gradisce una minestra o un piatto asciutto?”
“Un piatto asciutto.”
“Ho una buonissima polenta”.
E polenta sia! Non ho fatto in tempo a sognarmela imbibita di sugo denso e parmigiano che mi è arrivata sul tavolo, bianca e gratinata al forno con rari funghetti, buona, sì, ma certo diversa da quel che sognavo.
Ottimo, invece, il maialetto arrosto, che avrei gradito solo leggermente più caldo e che, con la sua buona salsina, ha insaporito anche le patate al forno
Anche il tiramisù finale, piuttosto biscottato, è stato piacevole.
Il conto, 22 euro, mi è sembrato invece un po’ sovradimensionato rispetto alla struttura e alla scelta.
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