Pacentro (AQ)

Pacentro è la San Gimignano d’Abruzzo.
Le sue torri svettanti sullo sfondo maestoso della Majella sono braccia che si protendono in trionfo verso il cielo.
Il tempo, infatti, ridisegna la geografia del luogo.
In origine, quando si ergevano ancora le mura possenti del castello dei Caldora, le torri erano ben proporzionate all’imponente fortilizio ora diruto
Dell’antico castello restano oggi poche sale, ristrutturate con un occhio al turismo e uno alla verisimiglianza storica.
Strutture d’acciaio sospese in altezza portano dall’uno all’altro belvedere; confrontate a questi ponticelli le torri acquistano slancio e leggiadria.

Le torri del castello Caldora a Pacentro


Durante la mia infanzia, Pacentro era un borgo sonnolento e arroccato in se stesso.
Poi si disse che una rockstar internazionale, Madonna, all’apice del successo, sarebbe tornata qui, nella terra degli avi, a ritrovar se stessa.
E restituì l’antico orgoglio ai compaesani.
Oggi Pacentro è uno dei borghi più belli d’Italia perché ha saputo volgere in vantaggio quelli che fino a una ventina di anni fa sembravano difetti insuperabili.

Le scalinate scoscese dei vicoli in pendenza, le strettoie, i labirinti del borgo, perfettamente restaurati, vissuti, animati, sono un’attrattiva irresistibile per chi investiga un modus vivendi alternativo a quello, stressato e insalubre, delle città.
Si viene per la qualità dell’aria e dell’acqua, per i fiori che ingentiliscono ogni scorcio del paese, per la vita che si svolge ancora in maniera comunitaria fra la piazza e i vicoli.
Si resta stupiti, se non si resta tout court, per i magistrali lavori in pietra e in terracotta che si ammirano un po’ dovunque.

Piazza del popolo a Pacentro

Se piazza del popolo, l’antica piazza delle potèche, fosse stata a Roma, sarebbero state di richiamo internazionale la fontana monumentale e la bella chiesa che la chiude da un lato, in cui la pietra del soffitto si fa ricamo, si fa scultura, si fa meraviglia.
Pacentro non dimentica, però, il tempo buio della povertà e dell’abbandono. La casa museo di Marlurita sta a dimostrare che per ogni Caldora, per ogni prelato, per ogni riccone di Pacentro ci furono tantissimi diseredati che vissero con dignità e abnegazione in condizioni che oggi sarebbero incompatibili con l’esistenza.
Grazie, Marcello Bortolotti, per aver organizzato questo magnifico giroborghi! E grazie, Raffaele Di Loreto, per aver creduto nei Borghi d’Abruzzo.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com

2 Risposte a “Pacentro (AQ)”

    1. Un amore che condivido con te e con tutti gli abruzzesi! Grazie

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