Uccidi il Coniglio Bianco di Christian Rovatti


Uccidi il coniglio bianco

Uccidi il coniglio bianco, intima Christian Rovatti già nel titolo del suo nuovo libro, sottraiti cioè al tritacarne di un’esistenza che corre su binari prestabiliti verso una direzione che non hai scelto.

Al contrario, io vi dico: non uccidetelo, proteggetelo, cercatelo, portatelo nelle vostre case, leggetelo, perché Uccidi il Coniglio bianco di Rovatti è un romanzo ben pensato e ben scritto, che fa riflettere su questa vita che scappa e sul piacere di sfuggire a se stessi e al proprio inarrestabile declino.

Un uomo in fuga

Giulio, il protagonista, è un attore per il quale da troppo tempo il futuro ha smesso di essere una promessa per trasformarsi in incombente minaccia.

La mia esistenza era un vecchio barcone scricchiolante alla deriva, senza più vento a gonfiare le vele, senza più sole a schiarire l’orizzonte, destinato a marcire e affondare in un mare di pece; era solo questione di tempo.”.

Come un Mattia Pascal del Duemila, per una serie di travolgenti circostanze, si trova a dover fuggire, a darsi una nuova identità in un mondo che, a differenza di quello pirandelliano, è sempre più preso nella Rete, più avviluppato, più stringente attorno ad ognuno di noi.

La costruzione del romanzo è ardita: nei capitoli dispari ci sono le motivazioni profonde, i dilemmi reali, il taedium vitae del protagonista, in quelli pari ci sono le opinioni di chi commenta la sua sparizione con la superficialità che sempre rivolgiamo al prossimo, banalizzandone gli intenti, liquidandone maliziosamente le azioni.

Seneca non delude mai

Nel frattempo, sempre nuovi episodi lasciano col fiato sospeso Giulio e noi lettori, al punto che, a poche pagine dalla fine, ho cominciato a temere il finale aperto. Sono stata smentita: la conclusione, entusiasmante e ben credibile, offre ulteriori spunti di riflessione

Altri personaggi in cerca di autore

Attorno a Giulio agiscono e si muovono personaggi compiuti. Fra questi segnalo Ernesto, poco più di un cameo: è il leader di un gruppo di artisti che contestano la società coi soldi di papà e che, nonostante ciò, ha una capacità di ascolto e comprensione che sembrava improbabile al suo primo apparire. E con lui Margherita, Francesca, persino l’anonimo marinaio che lo accompagna verso la fuga estrema, tutti i personaggi a cui dà vita Christian Rovatti meriterebbero un romanzo tutto su di loro.

Non lo otterranno: il loro autore non è un imbrattacarte.

I suoi libri hanno lunga gestazione (dal precedente, Corpi estranei, ad oggi sono trascorsi sei anni), ma travalicano la narrativa di genere e sfiorano la letteratura.

Ad un certo punto del romanzo, Giulio dice sconfortato: “La vera priorità, la vera consacrazione è diventare famosi, poiché al giorno d’oggi non è famoso chi è bravo, ma è bravo chi è famoso”. Christian Rovatti merita di sfuggire a questo paradosso.


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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com