Amok di Stefan Zweig (9/1001)

amokL’amok? Mi pare di ricordarlo…una sorta di ebbrezza presso i malesi”
“è più che ebbrezza…è una follia rabbiosa, una specie di idrofobia umana…un accesso di monomania omicida, insensata, non paragonabile a nessun’altra intossicazione alcolica […] L’amok è così: un malese, un uomo molto semplice, assolutamente bonario, si beve il suo intruglio..se ne sta lì seduto, apatico, indifferente, spento … e all’improvviso balza in piedi, afferra il pugnale e corre in strada…corre sparato come una freccia, sempre dritto, senza deflettere…senza sapere dove…Chi gli si para davanti, essere umano o animale, viene trafitto dal suo kris e l’orgia di sangue non fa che eccitarlo maggiormente…Mentre corre ha la schiuma alle labbra e urla come un forsennato…ma continua a correre e correre, senza guardare né a destra nè a sinistra, corre e basta, con il suo urlo acutissimo, con il suo kris insanguinato, con quella rettilineità mostruosa“.
Ecco, leggendo voluttuosamente Amok, romanzo breve di Stefan Zweig, sono stata presa da un attacco di amok anch’io. Niente mi avrebbe fatto deflettere dalla lettura, niente avrebbe potuto distogliermi da questa storia appassionante e ritmata, che penetra nei meandri dell’anima e la sobilla.
Non sono sentimenti occidentali quelli descritti nel libro: abituati alla dissimulazione, all’attesa, al rinvio, non possiamo in nulla identificarci nel medico olandese, protagonista di Amok, che si scuote da anni di torpore per amore e per destino.
Il suo modo febbrile di raccontarsi, però, mette le ali agli occhi. E non ci si ferma neppure per sottolineare i passaggi più avvincenti o quei particolari che, senza in nulla ritardare l’azione concitata, svelano l’India e il mondo coloniale meglio di qualsiasi saggio di storia.

Lo sa lei che cosa succede alla morte di un essere umano? Vi ha mai assistito lei, ha mai visto il corpo inarcarsi, le unghie blu artigliare il vuoto, la gola rantolare, le membra ribellarsi tutte quante, ogni dito impuntarsi contro la sorte atroce, e l’occhio sbarrarsi in un orrore per il quale non esistono parole?”

Stefan Zweig sa trasfondere la sua esperienza di vita in poche pagine cesellate.
Quando i curatori della lista dei 1001 libri dal leggere prima di morire hanno dovuto selezionare quali delle opere di Zweig inserirvi, hanno avuto davvero l’imbarazzo della scelta.
Amok, infatti, è un libro bellissimo, ma gli altri, vi assicuro, non sono da meno.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com