In questa enciclopedia vivente della gastronomia salentina abbiamo gustato i cibi tipici della tradizione, pagando molto poco e divertendoci parecchio.
Mesciu chiapparu, in italiano “mastro cappero”, indica nel dialetto del luogo l’incapace, il buono a nulla.
L’intitolazione qui è in chiara antifrasi: al contrario, la trattoria riproduce benissimo quell’atmosfera gaia e spensierata degli anni Ottanta.
Il Wi-Fi non c’è, ma, garantisce l’oste, c’è un vino che ti fa navigare fin da subito ed in effetti il Negramaro servito in caraffa è tanto piaciuto che i miei compari ne hanno acqustato qualche scorta direttamente dai produttori, a Carpignano Salentino.
Quasi nessuna portata, a Mesciu Chiapparu, supera i dieci euro: presi dall’entusiasmo, abbiamo ordinato tutto quel che ci veniva in mente e siamo sempre usciti a pancia piena e portafogli non vuoto.
I piatti, sistematicamente sbeccati (offese del tempo che passa o oculata riproduzione dei costumi antichi?), sono fluiti sulla tavola senza soluzione di continuità e senza ordine logico in tre giorni di pura goduria alimentare.
Secondo lo stesso criterio ve li racconterò in ordine sparso di bontà.
Incomincio con i “morsi”, incredibile piatto vegetariano fatto di rape, piselli e tocchetti di pane fritto, cotti separatamente e confluiti in un’unica padella solo per il salto finale.
Subito dopo posizionerei la pasta cozze e fagioli di Marco, un piatto asciutto in cui una sorta di lunga pappardella a tortiglioni viene condita con cannellini, pomodorini, cozze sgusciate e non.
Il baccalà, senza appellativi né formule, è cucinato in maniera molto rustica, con un sughetto semplice che accompagna il gusto deciso del pesce senza sovrapporvisi.
La parmigiana è farcita con ogni ben di Dio: tra l’uno e l’altro strato di melanzana campeggiano così pezzetti di uova sode, mozzarella, prosciutto cotto e macinato.
Menzione speciale per ciciri e tria, una pasta e ceci tradizionale arricchita di tagliolini fritti (sic!)in piacevole contrasto con il gusto delicato della zuppa.
Ricotta forte, macinato e pomodori sono gli ingredienti delle orecchiette alla Mesciu Chiapparu, poco fotogeniche (ma molto buone) perché interamente ricoperte di rucola.
Anche i pochi piatti meno caratterizzati dal punto di vista della tradizione, come le polpette o gli strozzapreti con funghi e salsiccia, quanto a sapore non hanno nulla da invidiare ai “colleghi” salentini.
E ancora, a profusione, antipasti ricchi e abbondanti, dolci carichi e saporiti, ricette narrate più che presentate, cortesia, prezzi bassi: l’osteria Mesciu Chiapparu è fra i ricordi più belli della nostra vacanza in Salento.
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